venerdì 24 aprile 2015

Bridge of Life


Circa un anno prima di lasciare il suo cammino Terreno, il Cardiochirurgo Lloyd William Rudy (morto nel 2012), riportò ai media Usa uno dei casi più emblematici ed interessanti di esperienza NDE (pre-morte)



Di fatto, un paziente sottoposto ad un intervento chirurgico dichiarato morto da almeno venti minuti, ritornò in vita raccontando in dettaglio tutto ciò che aveva visto.
Alla luce dei fatti, il dottor Rudy si convinse che questo caso, insieme a molti altri, fosse prova concreta del possibile "distacco dell'anima dal corpo" al momento della morte.
Nel corso degli ultimi anni, un team di ricercatori Olandesi ha raccolto più di 70 casi sulle esperienze di pre-morte (Nde), registrando i racconti di persone che avrebbero lasciato i loro corpi e osservato scene poi descritte con impressionante precisione.
I dettagli di ciò che hanno visto (le azioni dei sanitari nei comparti operatori per esempio) si sono rivelate corrette, fornendo alcune delle prove più significative sull’esistenza della capacità mentali extracerebrali nelle fasi di Pre-Mortem
Titus RivasAnny Dirven e Rudolf Smit hanno pubblicato questa serie di registrazioni in un libro in lingua olandese intitolato “Wat een stervend brein niet kan” (Ciò che un cervello morente non può fare).
Come riportaThe Epoch Times, in un caso riferito dal Cardio Chirurgo Lloyd W. Rudy (1934-2012), un paziente dichiarato morto da almeno venti minuti tornò incredibilmente in vita spontaneamente.
Non solo è stato insolito il suo ritorno alla vita, ma anche il racconto del periodo di “sospensione” sfida tutte le spiegazioni razionali e scientifiche attuali.
Il dottor Rudy si è laureato alla Scuola di Medicina dell’Università di Washington, è stato preside del “Programma Cuore” presso la Scuola di Medicina dell’Università della Georgia ed è stato membro della primo team di trapianti di cuore presso l’Università di Stanford.
Il dottor Rudy e il suo assistente Dr. Roberto Amado-Cattaneo, avevano eseguito un intervento chirurgico per sostituire una valvola cardiaca infetta, l’infezione aveva causato al paziente un aneurisma e l’uomo poteva essere tenuto in vita solo tramite un ventilatore polmonare.

Nelle fasi terminali di quell’intervento, la situazione precipitò ed il paziente non diede più cenni di vita; effettuate le manovre di Rianimazione che diedero esito infausto, i chirurghi compilarono il certificato di morte, ed informarono la moglie dell’uomo del suo decesso.

«Alla fine dell’intervento, i chirurghi avevano dimenticato di spegnere la macchina che misura alcune funzioni del corpo quali la pressione del sangue; inoltre, poco prima che il paziente morisse, avevano introdotto nel suo corpo un lungo tubo con un sensore all’estremità per rilevare con precisione determinati parametri, come le funzioni cardiache».
«Rudy e il suo assistente si erano già tolti i camici, i guanti e le mascherine ed erano in piedi davanti alla porta aperte, stavano discutendo su cosa che avrebbero potuto fare in più di quanto avevano praticato e su quali farmaci avrebbero potuto somministrare al paziente per salvarlo.
Erano ormai trascorsi circa venti o venticinque minuti da quando il paziente era stato dichiarato morto.
I Medici erano ancora all’interno della Sala Operatoria quando improvvisamente, uno degli strumenti ancora collegati al paziente, iniziò a rilevare un’attività elettrica … Rudy e il suo assistente pensarono che potesse essere l’effetto di una sorta di debole segnale elettrico riscontrabile talvolta nelle prime fasi del post-mortem, tuttavia l’attività aumentò fino a divenire un battito cardiaco bradicardico, poi sempre più veloce e ritmico».


Nessuno aveva fatto nulla per rianimare il paziente da quando era stato dichiarato morto… il risveglio era stato spontaneo. Ci vollero un paio di giorni perché il paziente riprendesse conoscenza, ed il recupero fu completo, senza alcun segno di danno anossico cerebrale.
«In passato, avevo sperimentato alcune situazioni in cui i pazienti si erano ripresi da uno shock lungo e profondo, tuttavia queste persone erano ancora in vita, in questo caso invece l’uomo era morto», ricorda il dottor Amado-Cattaneo.
Tipicamente come molte persone che hanno riferito di aver lasciato il corpo durante una Nde, il paziente del Dr. Rudy ha descritto una luce brillante (non accecante) alla fine di un tunnel; gli avvenimenti osservati dal paziente in stato di “sospensione” all’interno dell’ospedale furono interessantissimi ed incuriosirono coloro che cercano di verificare scientificamente le esperienze di pre-morte.
Il paziente raccontò di aver visto i dottori Rudy e Amado-Cattaneo parlare, descrivendo con precisione la loro posizione nella stanza ed il fatto che stessero con le braccia incrociate sul petto, con l’anestesista entrare ed uscire dalla stanza.
Ancor più interessante, il particolare del monitor del computer nella postazione di una infermiera con dei post-it attaccati e allineati uno sopra l’altro, in effetti l’infermiera aveva annotato sui foglietti adesivi alcuni messaggi telefonici per il dottor Rudy e li aveva disposti proprio in quel modo.
«Rudy precisò che il paziente non avrebbe potuto vedere i foglietti degli appunti prima dell’operazione, ovviamente il modo in cui i post-it erano stati disposti sul monitor era differente da quello in cui erano collocati su altri computer ed il paziente non avrebbe potuto indovinare l’ordine in cui erano stati attaccati»
Rudy concluse che il paziente doveva realmente essersi trovato fuori dal suo corpo (OBE), perché altrimenti non avrebbe potuto descrivere le circostanza in maniera così precisa, e suo avviso, la coincidenza o la semplice preveggenza non possono essere delle spiegazioni realistiche.


Anche il dottor Amado-Cattaneo non riusciva a spiegarsi il fenomeno, confermò che il paziente descrisse con precisione gli eventi e che, dal momento che i suoi occhi erano tenuti chiusi con del nastro per proteggere le cornee durante l’operazione, non poteva aver visto niente.
Le macchine che stavano monitorando i suoi segnali vitali funzionavano perfettamente, il suo cuore si era fermato senza mostrare attività per almeno venti minuti.
I ricercatori Rivas Smit conclusero gli studi, affermando che la raccolta di tali prove aneddotiche stia rendendo sempre più difficile archiviare questo tipo di casi come semplice suggestione.



24 Aprile 2015